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  • Writer's picturemarco mazzi

GIURISTI E AUTOREFERENZIALITA'

Updated: Aug 5, 2019


Autoreferenziale è chi si riferisce a se stesso. Più o meno spesso. O sempre, addirittura. Per lodarsi, magnificarsi. A più non posso. Per capacità, bravura intelligenza, aspetto, virtù. Adulandosi; mettendosi sopra tutti e tutto. Meritevoli dei consensi globali. Da “standing ovations”, pressoché continue e doverose, unanimi. Riconoscimenti globali, insomma. Mi viene quasi sempre in mente un detto semplice. Chi si loda si imbroda? Il vero significato di questo! Su oltre 7 miliardi, quasi altrettanti “non plus ultra”. Tantissimi migliori in assoluto. Da dimissioni di autorità. Civili. Religiose. Nei casi più gravi anche del Papa, della Madonna. O di Dio, addirittura. Ora faccio io, e tutto sarà molto meglio. (O forse no.) Desiderio intenso di prendere il posto migliore. Antico desiderio.. e sempre uguale. Scalzando chi indegnamente detiene il posto ambito. Poiché peggiore di me, te... Che sia invidia? Ciò cui assistiamo è un continuo misurarsi con gli altri, per emergere. Da cosa, poi? Rendo questo con una frase volutamente contro ogni regola linguistica, vera anche quando, per prudenza, resta inespressa: sì, sì, ma io sono moltissimo più migliore di te, di lui, di lei, di tutte/i queste/i, di quasi tutti, di tutti. E quanto (non) è vero. ?!

In ambito giudiziario in cui l’aver ragione, sempre -o quasi, almeno- è parte connaturale, quasi l’essenza del lavoro professionale (non solo forense), autoreferenzialità è ancora più esasperata. Sovente portata ad estreme conseguenze. Con gli altri che, di rimando, non possono far altro che avere sempre torto. E quale e quanto torto! Purtroppo per loro. E

non dispiace affatto che ne abbiano. Sarà mica superbia? No, no, poi.. è che bisogna fare così, per lavoro. Sennò come si fa? Ma presto o tardi si finisce con il crederci anche. Più o meno. E zacchete che si diventa i primi, in tutto quello di cui ci si occupa. E di gran lunga i primi, con i secondi staccati di tantissimo. Surclassati proprio. Oppure è illusione? Io, ad esempio, a volte sdrammatizzo un po’ dicendo che i miei clienti hanno sempre ragione: soprattutto, e specialmente, quelli paganti. Altre volte sdrammatizzo definendomi il terzo perfetto, dopo Dio e la Madonna. Modesto, almeno un po’.. credo sia un certo tal quale residuo. E ci sorrido, almeno.

Perché trattare altri come zerbini? Zimbelli. Quasi inetti. Esseri inferiori? Magari sono migliori di me. Di te. Di tanti/ssimi. Solo sapranno fare altro, che noi non sappiamo svolgere, o/e che non ci interessa, o che ci interessa di meno.

Il mio, per quanti non avessero ancora capito, è invito a volare bassi. Con modestia vera, di chi si impegna ogni giorno nel lavoro. A costo di sacrifici. Senza i quali non arriva mai niente di buono. Perché è volando bassi che davvero si può emergere da tanti squallori in cui spesso ci si imbatte. Non paradosso, né ossimoro, asserire che volando bassi si riesce davvero a volare alti. E chi di dovere -se lo compie davvero il proprio dovere- presto o tardi lo noterà e a serio buon lavoro verrà riconosciuto un giusto riconoscimento. Anche economico, perché no? Una frase talvolta mi torna in mente quando vedo aspetti descritti.


Essere io, intanto, il cambiamento che voglio vedere avvenire intorno a me. Nel mondo.


E’ frase di Gandhi; mi colpì sin dall’infanzia, tanto che la pensai di Gesù .. ma no, non lo era .. anche se lo ha detto più volte, questo, e meglio, pur se non alla sillaba di tale frase. Una volta una persona (un santo) mi ha detto che Gandhi era un buon cristiano, anche se non era battezzato.

Sempre esser io quel cambiamento. Non talvolta. Magari quando costa meno, o niente, solo per far una bella (vacua) figura. Così sbaglierò meno. Persino forse illudendomi di non sbagliare mai. (E superbia, di nuovo eccola là, in agguato) Ma almeno in un senso sarà vero. Saranno sbagli di cui non ho consapevolezza e che il Vero Giudice non mi imputerà. Colpe che non vedo, insomma. Di cui non mi accorgo. Guai farne apposta. Vuol dire combinar guai, con il lavoro, anche gravi. E non servire. Domanda, ora, in fine.


Non è forse meglio aiutare gli altri, come meglio si può?

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